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A Girl Walks Home Alone at Night – Ana Lily Amirpour

È l’utilizzo del bianco e nero, cui fa da contrappunto una colonna sonora insolita e ricercata, la cifra estetica predominante del film d’esordio della regista iraniana Ana Lily Amirpour, che con la sua opera prima si afferma da subito nel panorama del lungometraggio contemporaneo come autrice già matura, capace di elaborare soggetti originali attraverso un’innata eleganza stilistica.

Bad City è il luogo in cui tutta la vicenda si svolge, una città mediorientale connotata dalla bruttezza delle pompe petrolifere, la quale tuttavia potrebbe appartenere a qualsiasi territorio dell’ormai più ampio universo globalizzato. Lì, in un minimalismo di trama che tuttavia non manca di coinvolgere lo spettatore, i sei protagonisti della vicenda muovono i propri passi accompagnati solo dalla presenza di un gatto. Il tema del rapporto tra la vita e la morte, ancora una volta, viene approfondito attraverso l’utilizzo della mitologica figura del vampiro, che nonostante i suoi più famosi connotati horror, lascia spazio anche ad un velo di delicata e leggera ironia.

Nell’oscurità della notte, a Bad City, fanno la loro comparsa Arash, giovane figlio di un padre tossicodipendente, il quale, a bordo di una decapottabile anni Cinquanta, incrocia sulla propria strada una ragazza misteriosa, annunciata dal suono metallico e ripetitivo di uno skateboard in movimento. Quest’ultima veste il suo chador nero come fosse un mantello e, nel rispetto della cupa tradizione del genere, si nutre del sangue delle sue prede umane. La sua figura, così riprodotta, ricorda l’immagine sacra della Vergine, pur avvicinandosi all’universo iconografico della graphic novel, con il cui modello in passato si sono confrontati registi del calibro di Ari Folman e Marjane Satrapi. Il velo, che comunemente si è soliti associare a tutt’altra funzione, diviene qui uno strumento per ritrovare la morte nella sua veste più tipica.

In questo ambiente metropolitano – abitato da reietti umani che vivono la notte come unico spazio di vita – i due protagonisti trovano l’una nell’altro, travestito, ironia della sorte, proprio da Dracula, uno specchio in cui riconoscersi.

In questo film brillante e sicuro, presentato in Italia per la prima volta alla Festa del Cinema di Roma nel 2014 e poi atteso in sala fino al 2016, la regista si rifà dichiaratamente al genere noir e, più in particolare al Jim Jarmusch di Solo gli amanti sopravvivono, così come alle famose città degradate rappresentate da Sin City e Gotham City. Come in questo caso, i temi cruciali del degrado e della droga non mancano di essere protagonisti delle vie che trasudano sporcizia e abbandono. Così, in un universo dove ogni cosa sembra perduta e la lotta tra la vita e la morte appaiono nella loro accezione più cruda, la vampira interpretata dalla bellissima Sheila Vand si dimostra, sorprendentemente, una via di fuga vitale e sognante ad un’esistenza che appare ormai priva di ogni speranza.

di Valeria De Bacco

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