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animali notturni

Animali notturni – Tom Ford

Come Givenchy vestiva Audrey Hepburn in Colazione da Tiffany, la moda ha sempre influenzato il cinema e viceversa per questioni di immaginari, di culture e stili, ma è difficile vedere talenti della moda approdati dietro la macchina cinematografica come, invece, è il caso di Tom Ford.

Anche qui, come nel suo esordio cinematografico di sette anni fa, A single man, Ford adatta un romanzo, Tony e Susan di Austin Wright. E mentre l’esordio aveva una dimensione contemplativa e malinconica, qui si dipana la potenza narrativa (ci immergiamo integralmente nel mondo romanzesco che prende vita davanti agli occhi della protagonista, e di conseguenza davanti ai nostri) e la sana ambiguità del racconto.

Rispetto alle raffinate destrutturazioni erotiche dell’uomo e del suo vestire, ora Ford affronta un discorso sulla mascolinità e le sue variazioni rispetto allo sguardo femminile. La figura del protagonista è quella di un uomo a cui manca qualcosa, alle prese con altri maschi prevaricatori e selvaggi. Attraverso questa estremizzazione del branco maschile, e questa confessione drammatica della propria incapacità, il marito presenta alla moglie una serie di mascolinità ancestrali, per farle comprendere che lei ne ha respinta una, e scelte altre. Altra galleria spiazzante, che lascia il nostro sguardo sconcertato, è l’incipit di questo film, dove vediamo scorrere modelle obese e nude che danzano.

Susan, interpretata da una misurata Amy Adams, invece, sembra la donna perfetta: è direttrice di una galleria d’arte e sposata a un uomo ricco. Ha lasciato l’ex marito, Edward, promettente scrittore, appunto per scarsa virilità. Dopo diciannove anni la donna si ritrova in mano un romanzo che Edward ha scritto per lei e che racconta un universo completamente opposto alla sua esistenza di arte e mercato del lusso di Los Angeles: una vicenda nera, ambientata nel Sud degli Stati Uniti. Una storia di frontiera tanto muscolare quanto così trattenuta era quella di Susan che riflette sui propri errori e sulla propria vita. Dietro la maschera della donna agiata e felice (Amy Adams si strucca in maniera efficace davanti allo specchio), si nasconde un vuoto esistenziale. Da qui il film procede su tre livelli narrativi: il passato di Susan ed Edward, il presente di Susan e la vicenda raccontata nel romanzo di Edward. L’intreccio del presente con il presente del romanzo e con il proprio passato portano Susan a credere che il romanzo Animali notturni sia il modo che Edward ha scelto per parlare di “vendetta” rivolgendosi a lei. Il regista ci offre il punto di vista di Susan affondando nella sua mente, nei suoi sentimenti e nelle sue reazioni. Un thriller dalle forme eleganti e minimaliste, costruito come una gabbia, da cui lo spettatore non ha la possibilità di scappare ed è chiamato a cavalcare l’espediente della storia nella storia per sondare l’esistenza della protagonista.

di Alexine Dayné

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