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Quel fantastico peggior anno della mia vita – Alfonso Gomez-Rejon

quel fantasticoGreg è uno studente dell’ultimo anno in un normalissimo liceo americano, riuscito a sopravvivere fino ad ora – in quella giungla chiamata scuola – grazie alla sua tecnica di mimetizzazione. Greg, infatti, cerca di essere gentile con tutti, non pestare i piedi a nessuno e soprattutto interagire il meno possibile: più tempo parla con qualcuno più alta è la probabilità di dire qualcosa di sbagliato. Così lo vediamo scivolare tra i tavoli della mensa, senza mai sedervisi, per andare – invece – a mangiare nell’ufficio del suo professore preferito insieme al suo unico amico, Earl, che però lui stesso definisce “collega”. Da anni, Earl e Greg si dilettano a ricreare parodie tanto splendide quanto improbabili dei grandi classici del cinema, da Arancia Meccanica al Settimo Sigillo. L’equilibrio, che Greg è riuscito a crearsi, viene messo a rischio quando sua madre lo obbliga a rendere visita a Rachel, sua compagna di classe che ha da poco scoperto di essere affetta da leucemia. Se Rachel, da una parte, non è felice di ricevere queste false e superficiali visite, dall’altra neanche Greg è a suo agio e non sa bene come comportarsi. I suoi modi goffi e diretti però risollevano l’umore di Rachel, che è di gran lunga stanca di essere compatita e trattata con i guanti. Tra i due ragazzi si sviluppa una vera amicizia e, insieme ad Earl, diventano inseparabili. La tecnica di mimetizzazione di Greg però diventa sempre più difficile da portare avanti e sarà costretto finalmente a prendere una vera posizione a scuola, a casa e con gli amici.

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Al suo secondo lungometraggio, Alfonso Gomez-Rejon è riuscito ad aggiudicarsi il gran premio della giuria e il premio del pubblico al Sundance Film Festival. Con questo film è riuscito a mettere in luce il suo talento, caratterizzato da un’incredibile delicatezza e da un grande senso dell’umorismo che gli hanno permesso di far risaltare la sua opera tra le dozzine di film che ci raccontano il coming of age.me-and-earl-and-the-dying-girl1

Il film di Gomez-Rejon riesce a parlare allo spettatore, a farlo commuovere e a farlo ridere senza mai scadere nel melodrammatico. Numerosi elementi, come la divisione in capitoli, la voce fuori campo o le riprese dall’alto, inseriscono facilmente la pellicola nel filone del cinema indie americano, ma alcune scelte stilistiche permettono al regista di emergere da esso con un tocco personale, prima tra tutte il posizionamento dei personaggi nel quadro dove le distanze sono essenziali per comprendere lo sviluppo del rapporto tra di essi.

Quel fantastico peggiore anno della mia vita, tratto dall’omonimo romanzo di Jesse Andrews che si è occupato anche dell’adattamento per il cinema assieme al regista, è caratterizzato da una sceneggiatura solida e brillante, dove ogni personaggio è sviluppato con talento e ha una propria importanza. I dialoghi sono frizzanti, senza inciampare in facili retoriche o frasi melense. Un coming of age su una storia tragica e delicata che muta in commedia cinefila e intelligente.

Alessia Gasparella

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