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Vi presento Toni Erdmann – Maren Ade

 

Servendosi di un umorismo grottesco e malinconico, la giovane regista tedesca Maren Ade, giunta al suo terzo e prolisso lungometraggio, crea un’opera poliedrica in cui gli eventi gravitano attorno ai tentativi di un padre di (ri)costruire un rapporto con la figlia, nella speranza di mostrarle “qualcosa per cui valga la pena vivere”. Winfried Conradi, trasandato e pacioso, sempre in vena di scherzi e con la battuta pronta (pur avendo non di rado uno sguardo triste), puntando tutto sul gioco e sulla teatralizzazione dei suoi gesti, si ritaglia un posto nella frenetica e indaffarata vita della figlia Ines (scoprendone poi risvolti inattesi), indossando i panni di Toni Erdmann: per qualcuno ambasciatore tedesco, per altri consulente e life coach, per la figlia solo un padre ingombrante e imbarazzante che occorre gestire. Winfried, vedendo scorrere piatta e incolore la vita di Ines, manager stressata dedita al lavoro, al punto da apparire ai suoi occhi provocatoriamente non umana, accorre in soccorso della ragazza con tutto l’amore che può, con l’ingenuità di un bambino dotato della consapevolezza di un uomo circa la caducità della vita e l’importanza che ricopre ogni singolo momento.

Vi presento Toni Erdmann si rivolge a un pubblico contemporaneo che ben conosce la difficoltà odierna di dedicare lo spazio necessario alle relazioni interpersonali che pagano il prezzo per un mondo del lavoro sempre più complesso e pretenzioso (soprattutto per le donne in carriera come Ines, impiegate in contesti lavorativi dominati dagli uomini); un lavoro che priva gli individui di gran parte del loro tempo, e quindi della loro stessa vita.

Ai continui mascheramenti del padre, subentrerà la volontà della figlia di spogliarsi con leggerezza degli abiti, e dei ruoli che rappresentano, facendo della nudità l’ennesimo travestimento, proprio in contemporanea a quello esagerato del padre da kukeri (un costume tradizionale diffuso in Europa orientale): entrambi mascherati, padre e figlia potranno finalmente unirsi in un potente abbraccio, manifestazione di un rapporto ritrovato.

Tra silenzi sospesi, imbarazzi scomodi, gag non troppo comiche, sguardi espressivi densi di significati attraverso i quali si riescono quasi a scorgere le riflessioni interiori dei protagonisti, il film scorre e fa evolvere, grazie alla bravura dei due attori principali, i personaggi rispettivamente verso nuove prese di coscienza e verso un finale che, seppur carico di amarezza, conforta e crea empaticamente e finalmente un legame forte tra i protagonisti e tra questi e gli spettatori, come se il padre, in quel momento, elargisse un prezioso insegnamento non solo alla figlia, ma a tutti noi.

Il film, acclamato dalla critica, ha ricevuto la candidatura all’Oscar 2017 come miglior film straniero e ha vinto cinque European Film Awards; diretto con estrema sensibilità dalla giovane regista, va guardato con occhi e cuore spalancati per poterne apprezzare a pieno i significati sottili e profondi celati dietro i gesti di un bizzarro, inusuale e amorevole padre.

                                                                                                                      di Loredana Iannizzi

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