Pelo Malo significa “capello cattivo”, in grado cioè di tradire l’appartenenza a un’etnia di pelle scura. E proprio dal padre nero Junior ha ereditato i capelli ricci, ma egli è altro rispetto a quel genitore ammazzato a colpi di pistola a Caracas, tra possenti caseggiati tutti uguali e degrado sociale, metropoli in cui ci si taglia i capelli a zero perché partecipi della malattia del presidente Chávez. Così mentre Junior sogna di avere i capelli lisci, sua madre Marta lo punisce togliendogli il nutrimento reale – si ostina a non preparargli le banane fritte – e affettivo – evita i suoi abbracci. Il ragazzino vive una relazione conflittuale con la madre poiché questa si mostra ostile con lui, mentre adora il figlio minore. Junior però sente il disperato bisogno di farsi amare e accettare dalla donna, che non tollera la sua passione per la musica pop e la sua fissazione per i capelli lisci.
Il film riesce a rappresentare un disagio emotivo che ci disorienta – siamo immersi in un scenario sociale e architettonico lambito dalla violenza sensoriale – e imprigiona i sogni. Mariana Rondón vuole semplicemente lavorare sulla realtà, quasi a voler ricordare il Neorealismo: incredibili le riprese in esterni sul vicinato e il minuzioso lavoro sul sonoro del caos cittadino, intervallato continuamente da spari. Una storia di sentimenti messa in scena da un montaggio secco e da un tono che privilegia il grigio rispetto ai colori. Solo davanti allo specchio, Junior rivela qualcosa di sé, ma la madre, impegnata nella lotta per la sopravvivenza, non comprende gli atteggiamenti del figlio. In un crescendo di incomprensioni, il ragazzino dovrà affrontare in modo doloroso le frustrazioni della madre, resa cieca dalla sua stessa insicurezza.
Attenta a tutte le sfumature psicologiche e sociali, grazie ad una coppia di attori meravigliosamente partecipi, la regista venezuelana tratta questa vicenda familiare con delicatezza e insieme con dolorosa durezza, in modo da cogliere nella privazione del tatto il nodo del conflitto. Dietro a questa figura femminile dominante, si percepisce una cultura matriarcale che si autoalimenta della privazione del maschile e interessante è il nesso con l’adorazione per il capo supremo della nazione, Chavez. Forse Junior è l’unico ad esprimere la sua individualità e, per sentirsi meglio con se stesso, deve domare la sua chioma ricciuta, ma per Marta questo bisogno diventa l’indizio di una latente omosessualità che in lei scatena una vera e propria repulsione. Anche un sentimento naturale come l’affetto materno ha bisogno di essere educato per nascere e necessita di un contesto che lo aiuti a crescere. La metafora della testa rasata sta lì ad indicarci il rifiuto di ogni possibile diversità. Vincitore del premio per la miglior sceneggiatura e miglior interpretazione femminile al Torino Film Festival, Pelo Malo è il racconto di un difficile rapporto madre-figlio nella dura realtà della periferia venezuelana, dove l’amore materno può essere soffocato.
Alexine Dayné