Cerca
cropped-favicon.png
Cerca
Close this search box.
10645234_1505462013033351_1971173531627710495_n

Anime Nere di Francesco Munzi

 

10645234_1505462013033351_1971173531627710495_nDopo Saimir e Il resto della notte, Francesco Munzi torna alla regia con Anime Nere, in concorso all’ultimo Festival di Venezia dove ha raccolto grandi consensi e alcuni premi (Pasinetti e Schermi di qualità – Carlo Mazzacurati).

La storia ruota attorno a tre fratelli originari di Africo, un paese nell’Aspromonte: Luigi, il più giovane, è un trafficante di droga che si muove per l’Europa; Rocco, quello di mezzo, vive a Milano con la moglie, dove conduce una vita apparentemente borghese e tranquilla grazie ai suoi illeciti nel campo immobiliare; Luciano, il più grande, alleva le capre e ha scelto di restare nel paese d’origine cercando di evitare il mondo della malavita. Non la pensa allo stesso modo il figlio Leo, attratto dalle faide tra famiglie e spinto alla vendetta dalla mancanza di un vero futuro, che, per dimostrare la propria maturità, decide di sparare alcuni colpi di fucile contro un locale protetto da un clan rivale. Il gesto scatena odi mai sopiti e fa riunire i tre fratelli, ognuno dei quali ha un’idea diversa su come gestire la questione. 15855_orig

Munzi, romano di nascita, decide di adattare il romanzo Anime nere di Gioacchino Criaco e di rischiare addentrandosi nel mondo della malavita calabrese da “straniero”, guardando da fuori la vicenda e scegliendo uno sguardo esterno, ma sempre vicino ai suoi personaggi. Con poche sequenze riesce a descrivere alla perfezione il carattere dei tre protagonisti, fratelli sì, ma estremamente diversi. Dando ampio spazio al più grande, Luciano, figura quasi ieratica ed ancestrale nella sua irriducibile lotta contro una cultura che lo vorrebbe risucchiare in storie di odi e vendette. Luciano deve tenere testa ai due fratelli desiderosi del sangue e ad un figlio che non accetta l’apparente staticità del padre e lo sfida in continuazione cercando l’appoggio degli zii. E’ sempre Luciano che si trova a perdere la famiglia per colpe non sue, che deve riconoscere la propria sconfitta in un gesto finale tremendo e tragico che ricorda le tragedie greche e, in qualche modo, il durissimo Miss Violence di Alexandros Avranas.C_4_foto_1194181_image

Anime nere con i suoi colori neri vicini al buio più totale, con la sua fotografia satura ed essenziale sembra un film di James Gray, un film lontano dall’Italia per stile e montaggio, eppure profondamente inscritto nella nostra cultura. Perché se la Calabria, con i suoi paesaggi da mondo “altro”, è il fulcro dell’azione, il viaggio che compiono in macchina Rocco e Leo, da Milano ad Africo, attraversando tutto il nostro Paese, si rivela lo specchio di una nazione intrisa di quella malavita sotterranea ed invisibile, gestita da sottili equilibri e da tensioni pronte a scoppiare in pochi secondi.

Munzi rivela, al suo terzo lungometraggio, una maturità registica e di stile notevoli, coraggio nelle scelte di montaggio e una grande abilità nel gestire le situazioni complesse, riuscendo sempre a mettere il proprio occhio su dettagli che contano senza farsi attrarre da cinematografici voli pindarici o da dialoghi moraleggianti e filippiche contro il mondo della malavita. Il suo è un film essenziale, duro, che non lascia scampo allo spettatore e lo incalza dall’inizio alla fine.

Marco Mastino

Correlati