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Belluscone – Una storia siciliana di Franco Maresco

 

Belluscone_Poster-620x867Berlusconi e la Sicilia. Si potrebbe riassumere solo con queste due parole il contenuto del film di Franco Maresco. Con la sua struttura in fieri, questa sorta di opera aperta vorrebbe indagare il rapporto, che funge un po’ da cartina di tornasole, tra storia politica e mutazione, o inevitabile declino culturale e civile del paese.

Con sguardo spietato e astioso a tratti, Maresco conduce lo spettatore in questo pittoresco microcosmo composto da bizzarri personaggi del mondo canoro neo-melodico palermitano: Vittorio Ricciardi e Erik, che dedicano nientemeno un inno all’ex presidente del Consiglio, o sedicenti agenti di spettacolo alla ricerca di nuovi fenomeni, per non dire l’esilarante quanto grottesca performance di Marcello Dell’Utri, in vena di compromettenti rivelazioni interrotte da un guasto tecnico dei microfoni. belluscone-578784L’affresco non si ferma qui. La rassegna freaks percorre ogni angolo di questa nascente trasformazione antropologica, di pasoliniana memoria, che spazia dalla caratteristica dimensione della realtà siciliana alla roboante fauna mediatico-politica, efficacemente rappresentata dalla comparsata televisiva di Renzi nel programma Amici. Il viaggio a cui si assiste è però sempre molto tormentato, dove il senso della sconfitta e della fine è sempre incombente, al punto che poi questa fa la sua teatrale apparizione, in un momento di alta qualità cinematografica.

Maresco depone inaspettatamente le armi e scompare: la sua presenza ed esuberanza registica si scostano e cedono il passo ad un movimento di rarefazione stilistica che si traduce nell’ossimorico effetto di una vera e propria apparizione, un disvelamento scaturito proprio dall’assenza del suo oggetto. E qui il viaggio piega allora su di un altro percorso, biforcandosi in un secondo tragitto, il cui protagonista è ora Tatti Sanguinetti, caro amico di Maresco, che parte alla volta del capoluogo siciliano per ritrovare l’amico e ricomporre le tessere di questo mosaico, filmico ed esistenziale ad un tempo. Mettendo mano e rivisitando le diverse ore di girato, il regista tenta di dare forma alla trama di questo tessuto così delicato e difficile da maneggiare. Belluscone-649I buchi rimangono però il rammendo che risulta comunque resistente e riuscito nel momento in cui lascia scoprire una delle anime: forse nonostante il resto, la più rappresentativa dell’opera, ovvero quella di una grande ricerca e analisi etno-musicologica.

Rimarcare la tensione documentaristico-antropologica del film rivela già una certa riluttanza a considerarlo come l’ennesimo esempio di quel non particolarmente felice genere chiamato di denuncia, spesso un po’ vacuo nelle sue pose impettite ed edificanti. L’impostazione essenzialmente a-veritativa di Belluscone è infatti lì a dimostrarci che il desiderio di smascheramento del nemico non può convivere con la realtà vertiginosa, eternamente simulata che ci viene continuamente sbattuta in faccia. Perfettamente conscio ne è Maresco, quando non si presenta alla conferenza stampa di presentazione del film, giocando così ancora con l’inganno, primario e rivelatore questa volta, della sua scomparsa.

Enrico Zimara

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