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White God – Sinfonia per Hagen – Kornél Mundruczó

 

white-god-posterPremiato all’ultima edizione del Festival di Cannes nella prestigiosa sezione Un certain renard, il sesto film del giovanissimo e prolifico regista ungherese Mundruczó, racconta la storia di un branco di cani “bastardi” che si ribellano all’intolleranza dell’uomo, seminando il panico in una Budapest spettrale e isolata. Il loro capobranco è Hagen, un meticcio, che a seguito dell’abbandono da parte del padre della sua padroncina Lili, si trova a dover affrontare soprusi e maltrattamenti, arrivando a combattere in un’arena clandestina contro altri cani.1ca0fcdb114731af1adf78241639137f_cannes-2014_4

Evitando fin da subito il rischio di girare un classico film per ragazzi con protagonisti gli animali, Mundruczó trasforma la vicenda di Hagen in un’allegoria del razzismo e della crisi di valori nell’Europa di oggi. L’ordine che vige nella Budapest del film è infatti sorretto sul nulla e ad un’apparenza elegante e borghese fanno da contraltare isole devastate, ma libere, in cui scorrazzano i cani meticci abbandonati dai padroni per evitare di pagare la tassa imposta dal governo a favore dell’acquisto di cani di razza.

Uomini e animali appaiono lontanissimi, come a rappresentare da un lato rigore e serietà, dall’altra disordine e istintività, e sembrano vivere due dimensioni parallele: non ci sono contatti tra loro, solo rapporti insani e violenti atti all’annientamento di una delle due parti. In mezzo a questo mondo di contrasti si inserisce la figura di Lili, una ragazzina che fa di tutto per recuperare l’amato Hagen e che vive la sua voglia di libertà senza mezzi termini.

SAN_6369Il rapporto difficile col padre la fa continuamente scappare verso una realtà, quella di alcool e droghe, che non le appartiene e la presenza del suo cane sembra essere il suo solo interesse. A tratti pifferaia di Hamelin con la sua tromba sempre nello zaino, Lili è l’unico essere umano in grado di instaurare un contatto vero con il branco scatenato di cani e di mostrare la verità ad una persona disillusa e senza più aspettative come il padre. L’unico linguaggio – sembra voler mostrare Mundruczó – risulta la musica, lingua universale per eccellenza e solo strumento nelle mani dell’uomo per comunicare senza ipocrisie o costrizioni.

Marco Mastino

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