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Mustang – Deniz Gamze Ergüven

mustang 2Siamo in un piccolo – e meraviglioso ‒ villaggio costiero affacciato sul Mar Nero. Qui vivono cinque sorelle orfane, con lo zio e la nonna: vivaci, vitali, inarrestabili, finiscono inevitabilmente per scontrarsi con una realtà fortemente tradizionalista che, per secoli, ha tramandato una serie di regole relative a usi e costumi, riferite in particolare al sesso femminile: ossessione per la verginità, matrimoni combinati, vestiti castigati, mito dell’angelo del focolare.

Mustang è quindi un film apparentemente molto semplice, e non particolarmente distante da tanto cinema recente non occidentale, imperniato com’è sulla rilettura contemporanea delle tradizioni religiose non cristiane, in rapporto con la questione della libertà individuale. Ciò che però colpisce è la freschezza del linguaggio, dalla colonna alla fotografia, passando per lo stile di regia: non siamo di fronte a un film che esibisce con sicurezza inoppugnabile una retorica anti-sessista, ma a un’opera dal tocco contemporaneo che scorre lieve, simile a un soffio vitale, inguaribilmente ottimista.

Le cinque sorelle, progressivamente, dovranno affrontare la realtà in cui vivono: c’è chi accetterà le regole del gioco e si sposerà (più o meno felicemente), chi rifiuterà la vita e chi, come la piccola Lale, protagonista e voce narrante, resisterà con una forza straordinaria a ogni imposizione, implicita o esplicita. Proprio Lale, la sorellina più piccola, disegna il percorso di fuga dalla tradizione, in nome di un futuro migliore, libero, pieno di gioia e imprevedibilità. In una parola, di vita.

Mustang

Nel rapporto tra le sorelle emerge un raffinatissimo studio della psicologia femminile, ben al di là di una semplice opposizione frontale al blocco monolitico dei maschi. E’ proprio nelle impercettibili sfumature di carattere, nelle piccole contraddizioni (il desiderio del matrimonio che convive con la lacerante consapevolezza di una vita futura infelice, l’energia ribelle che entra in consonanza con l’amore per la nonna e lo zio) che la sceneggiatura di Mustang risulta efficacissima, costruendo uno splendido gineceo corale. Mustang_03

Nel film non si condanna nessuno, anzi, è offerta comprensione a ogni personaggio. Eppure il grido politico emerge con esplicito vigore: è un grido che circonda quelle realtà locali in cui la libertà individuale non è ancora teorizzata come istanza, ma sentita come afflato (e quindi, a maggior ragione, inarrestabile). La possibilità di un’alternativa alla tradizione – e questo è forse il più forte messaggio presente in Mustang – non può che partire da un “noi”, capace di ridefinire la libertà individuale all’interno di un nuovo contesto collettivo. Ecco perché il viaggio di Lale e Nur è in realtà una viaggio collettivo, un “doppio” delle precedenti avventure delle cinque sorelle e, più in generale, il percorso di un’idea che comincia, progressivamente, a farsi strada.

di Giulio Piatti

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