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American Sniper – Clint Eastwood

 

308555id1i_TheJudge_FinalRated_27x40_1Sheet.inddClint Eastwood sembra voler continuare lo stimolante e talvolta spinoso dialogo con i suoi connazionali americani, iniziato con film come Flags of Our Fathers e Lettere da Iwo Jima, passando per Gran Torino fino ad arrivare a J.Edgar. Il regista parla di America agli americani, mettendo in scena questioni piuttosto controverse come l’attivismo bellico e l’immigrazione, assumendosi così il ruolo di interlocutore non sempre accomodante e per certi versi ambiguo. Eastwood ritorna alla guerra nuda e cruda adattando per il grande schermo l’autobiografia di Chris Kyle (un bravo Bradley Cooper), noto cecchino delle forze speciali americane Navy Seals che, in sei anni e quattro turni in Iraq, uccide più di 150 uomini, aggiudicandosi il soprannome di leggenda. Secondo l’ormai noto stile eastwoodiano, di stampo classico, lo spettatore è accompagnato per mano nel corso della narrazione, dove gli vengono mostrati i fatti e i particolari che devono essere raccontati, senza alcuna possibilità di divagazione dello sguardo né di prospettiva. Tuttavia lo sguardo risulta essere in qualche misura ambiguo dal momento che, perlomeno ad una prima visione, si ha la chiara percezione di trovarsi di fronte ad un film patriottico, che assume una specifica posizione morale in favore del conflitto; senonché Eastwood stesso, in seguito proprio alle critiche mosse in questo senso, ha dichiarato di aver voluto inscenare al contrario un’opera contro l’intervento bellico, raccontando le sofferenze patite dai soldati e dai reduci di guerra.american-sniper-bradley-cooper-sienna-miller-2

Seppur cadendo non raramente in diversi cliché tipici del filone cinematografico bellico statunitense, la pellicola racconta una vicenda umana, personale, che solo successivamente sembra assumere dei tratti sociali e comunitari. La decisione di arruolarsi viene infatti presa dal protagonista in un momento di crisi interiore e come reazione ad una rapporto sentimentale fallito, delineando uno sfondo in cui i sentimenti patriottici passano in secondo piano. E anche successivamente, quando con insistenza proclama davanti alla moglie (una bruna Sienna Miller) la sua incessante volontà di continuare ad andare in Iraq per difendere la nazione dal nemico, forse egli, sotto la scorza patriottica, nasconde anche un’incapacità di dialogo e un disagio nel vivere la vita coniugale.

bradley-cooper-american-sniper-629510Di estrema tensione narrativa sono le scene ambientate nel cuore della battaglia, che il regista mescola sapientemente in un montaggio alternato con quelle della moglie incinta in lacrime al telefono. È proprio in queste sequenze dominate da una componente sonora (gli assordanti spari delle mitragliatrici) che il cecchino, incarnazione di un senso esteso della vista, sembra essere più vulnerabile. Anche quando tornerà sul divano di casa, i momenti di stress post-bellico saranno sempre introdotti dal ricordo di rumori di elicotteri, di carri armato, di spari, mai innescati da ricordi visivi. È nel finale però che Eastwood dà il meglio di sé non indugiando su quello che sembra essere un coup de théâtre da manuale, salvo che di finzione narrativa non vi è invece  traccia alcuna. Quando è proprio il caso di dire che la realtà supera la fantasia.

Carolina Zimara

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