Opera prima di Giorgio Ferrero e Federico Biasin, Beautiful Things, sviluppato all’interno del prestigioso workshop Biennale College Cinema della Biennale di Venezia, è presentato in anteprima mondiale alla 74a Mostra internazionale d’arte cinematografica di Venezia.
Il film è una composizione ibrida, che unisce da un lato la visionarietà propria delle forme dell’arte visiva e dall’altro la narrazione rispondente al linguaggio più tradizionale del documentario, in cui le voci dei protagonisti si raccontano in quattro quadri dedicati alle loro vite. I quattro personaggi ci conducono in contesti simbolo di varie fasi del ciclo produttivo dei beni di consumo di massa, che condizionano le nostre esistenze in ogni angolo del pianeta: Van, manutentore di pozzi petroliferi in Texas, lavora nel deserto all’interno del più grande giacimento degli Stati Uniti; Danilo, capo macchina di una nave cargo transoceanica, trasporta merci e prodotti tra i più importanti porti del pianeta; Andrea, uno scienziato italiano, testa il rumore e il silenzio degli oggetti nella sua camera anecoica; Vito, di origine svizzera, è il responsabile di una immensa fossa di rifiuti in cemento armato, smaltiti all’interno di un grande termovalorizzatore. Il racconto dei personaggi si alterna ad una cornice narrativa, in cui una giovane coppia è colta nei brevi attimi della propria (forse la nostra?) vita quotidiana, trascorsa in una casa stracolma di oggetti, per la maggior parte inutili, che riempiono ogni spazio a disposizione, accompagnando e determinando agni attimo della loro esistenza.
Beautiful Things è una riflessione sul consumo di massa e sulla produzione di oggetti, all’interno della quale le vite dei protagonisti si muovono componendo un quadro complesso. Come orchestrali nell’esecuzione di un’opera sinfonica, ciascuno ha il proprio ruolo indistinguibile, in una partitura che ci imprigiona tutti. In questa opera dal potente impatto visivo, il suono e la musica (composta dallo stesso regista Giorgio Ferrero in collaborazione con Rodolfo Mongitore) costituiscono forse la linea di fuga attorno alla quale si è portati a cercare e trovare un’alternativa, una nuova dimensione di senso.
Il film, presentato in oltre cinquanta festival in tutto il mondo e accolto calorosamente dalla critica italiana e internazionale, ha ricevuto numerosi premi, tra i quali il Next: Wave Award al CPH:Dox Copenhagen International Documentary Film Festival e il Premio Speciale della Giuria presso l’Annecy Cinéma Italien.
Eleonora Mastropietro