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Tutta la bellezza e il dolore

Dopo Citizenfour, dedicato alla figura di Edward Snowden, la regista Laura Poitras racconta un’altra storia di lotta “dal basso”: Tutta la bellezza e il dolore realizza un ritratto a tutto tondo della fotografa e attivista statunitense Nan Goldin, concentrandosi in particolare sulla sua battaglia contro la famiglia Sackler, rea di avere messo in commercio l’ossicodone. Negli Stati Uniti, il farmaco, causando dipendenza, ha infatti portato fin dagli anni Novanta a un incremento costante di morti per overdose.

Il documentario è costituito da due diverse sezioni che vengono alternate nel corso della narrazione. La prima racconta la vita di Goldin, dal difficile rapporto coi genitori al trauma per il suicidio della sorella Barbara, fino alla sua progressiva affermazione in campo artistico. La regista si sofferma soprattutto sulla scena culturale underground di Boston e Manhattan, che la fotografa ha frequentato e messo al centro di tante sue opere. Proprio queste vengono mostrate nel film, fornendo uno scorcio intimo di un microcosmo solitamente poco accessibile, attraverso uno sguardo dall’interno senza filtri né preconcetti. Le immagini diventano la base stessa di buona parte di Tutta la bellezza e il dolore, assumendo allo stesso tempo una valenza ulteriore. Il montaggio delinea infatti una storia nuova a partire dalle fonti, creando collegamenti e parallelismi inediti. Uno stretto legame si crea così tra Poitras e Goldin, che trova poi compiutezza nell’orizzonte complessivo dell’operazione.

La regista, infatti, oltre al lavoro sui materiali preesistenti, segue in diretta le azioni del P.A.I.N, (Prescription Addiction Intervention Now) gruppo fondato da Goldin. Queste, dal 2017, si rivolgono ai musei d’arte di tutto il mondo: gli attivisti chiedono loro di rinunciare ai finanziamenti che hanno ricevuto dai Sackler nel corso degli anni. Tutta la bellezza e il dolore mette dunque in scena acute riflessioni sul potere dell’arte. Le opere di Goldin diventano espressione individuale, ma anche strumento concreto di azione politica. Testimoniano l‘epidemia di oppioidi causata dall’ossicodone, invitano a superare lo stigma sulle dipendenze e sugli omosessuali. Così anche il film, che ha ricevuto numerosi riconoscimenti ed è stato premiato con il Leone d’oro alla 79ª Mostra internazionale del cinema di Venezia, portando all’attenzione del pubblico questa figura poco conosciuta, si prefigge di smuovere le coscienze, di dimostrare che il proprio medium può avere ancora un peso e una rilevanza nella nostra società.

Luca Sottimano

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