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Welcome Venice

Come molti registi del cinema italiano contemporaneo – da Pietro Marcello ad Alice Rohrwacher a Leonardo Di Costanzo, per citare alcuni dei nomi più noti – il veneziano Andrea Segre si è cimentato, nella sua filmografia, con la testimonianza tipica del cinema documentaristico e la rielaborazione propria della finzione, contribuendo a ridefinire le caratteristiche del cinema italiano del reale. In questo filone, spesso, gli stessi confini tra documentario e finzione diventano fluidi, e, per così dire, ciascuno utilizza le armi dell’altro: la chiarezza delle testimonianze documentaristiche può trovare linfa nella capacità della fiction e del suo armamentario stilistico – si noti come spesso in questi film siano decisive la fotografia o le scelte di montaggio – di rielaborare anche gli aspetti più sottili della realtà raccontata. I due precedenti documentari di Segre, Il pianeta in mare e Molecole, sono emblematici di questo approccio, capaci di andare oltre la cronaca degli aspetti rappresentati – il destino di Porto Marghera nel primo caso, il lockdown a Venezia nel secondo – per cogliere, anche grazie a uno stile non sempre del tutto naturalista, gli aspetti più profondi dei cambiamenti del capoluogo veneto.

Welcome Venice è in qualche modo il più “classico” film di finzione di Andrea Segre. È la storia dello scontro tra Pietro e Alvise, due fratelli che vivono nell’isola veneziana della Giudecca, la zona della città più popolare e meno colpita dal turismo di massa, e tra le loro diverse idee di futuro. I due sono pescatori di moeche (i granchi verdi tipici della laguna veneta): Pietro vorrebbe continuare la tradizionale e faticosa attività, mentre Alvise vorrebbe fare il grande passo di aprire un bed&breakfast per entrare a far parte dell’élite immobiliare e turistica veneziana.

Lo scontro tra i due fratelli si allarga all’intera famiglia e il dramma, tutt’altro che privo di vena ironica e di momenti in cui, anche se con il retrogusto un po’ amarognolo, si sorride, assume anche valori identitari. L’identità in questione non è solo quella dei due protagonisti e del nucleo familiare; Pietro e Alvise con i loro scontri e i loro rovelli diventano una cassa di risonanza dell’identità di Venezia, costante co-protagonista del film, travolta da un sempre più crescente e insostenibile turismo di massa che, tra le sue varie conseguenze, influisce anche sul rapporto tra la città e i suoi abitanti.

L’identità in evoluzione, lo scontro tra tradizione e futuro, il destino di una comunità che rischia di arrendersi agli aspetti di maggiore apparenza e superficialità del turismo di massa usa e getta trovano quindi voce in Pietro e Alvise, due personaggi capaci di sostenere il peso delle tematiche e delle questioni che rappresentano. Decisive in questo senso sono anche le prove dei due protagonisti Paolo Pierobon e Andrea Pennacchi, oltre alla fotografia di Matteo Calore, in grado di dare a Welcome Venice la chiarezza di uno sguardo naturalista sulla realtà tanto quanto di creare atmosfere più rarefatte, inquiete e irreali.

Edoardo Peretti

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