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Per Ulisse – Giovanni Cioni

per_ulisse_posterIl mare è il punto di partenza e (forse) di arrivo di queste anime erranti che vagano e si raccontano come il naufrago Ulisse quando ritorna ad Itaca dopo molti anni. Con l’idea della figura mitologica scomparsa, dominata da mostri e sirene, ritornata dal regno dei morti senza essere riconosciuta e che si è s-velata, il regista costruisce il flusso dei vissuti dei personaggi, aggiungendo e valorizzando attraverso il mezzo filmico un modo per entrare in contatto con ognuno di loro.

Premiato al Festival dei Popoli, il documentario inquadra i volti di queste persone, che hanno avuto dipendenze dal gioco o dalla droga, carcerati, senza abitazione, in carico ai servizi di psichiatria, come delle fotografie di ritratto che vivono, parlano, camminano, cantano e immaginano. Ognuno di loro ritornerà ciclicamente nel viaggio di storie che il regista conduce insieme e per loro nel centro di accoglienza Ponterosso a Firenze. Con una sincerità disarmante ma allo stesso tempo elevata, il regista fa vivere i loro sguardi, cerca lo scambio tra se stesso – colui che guarda – e il personaggio, entra in empatia con tutti, e alcune volte lo fa con delle domande giuste proprio perché egli conosce le persone; altre volte non dice niente, ma si sente la presenza del cineasta che vede e ascolta non più solo l’uomo, ma anche l’attore. Si percepisce che il confronto si è nutrito del tempo, del periodo trascorso a vivere e creare assieme. mare-madre-2Non si dimostra interesse a documentare la vita del centro – che è un pretesto per iniziare il viaggio -, un luogo abitato soltanto da alberi e da foglie che gridano a ogni calpestio, uno spazio d’incontro casuale in cui si intrecciano storie segrete, nascoste in fondo all’anima perché la vita che si costruisce ogni giorno con tanta fatica, speranza e con sprazzi di felicità è là fuori. Questi naufraghi tornano alla vita perché vogliono riconquistare una pace, troppo esile forse, ma non impossibile e si offrono alla macchina da presa senza troppi timori, raccontando il loro essere disintegrati, la lotta per ritrovare uno spazio di condivisione.

per-ulisse-2013-cov932-932x460E l’autore, che non vuole interrogare o giudicare le loro vite personali, si ritrova a far i conti con il proprio vissuto; forse è anche lui un Odisseo che peregrina tra momenti di realtà e immaginazione, come il suo cinema, per ritrovare quei segni che lo riportino a casa. Non si tratta solo di un documentario che attesta la vita, ma anche di un flusso di desideri, di sogni e di versi epici, in forma di didascalie su sfondo nero, mescolati alle ferite della pelle, al dolore dell’animo umano. Il cineasta lascia a ognuno la libertà di esprimersi, ma non più del tempo necessario a far venir fuori la luce di una verità da scoprire tra parole smozzicate, sorrisi incerti, silenzi e posture. Queste storie sono barlumi da cogliere e accarezzare quasi con pudore “perché l’immagine ti ruba l’anima”. Per Ulisse è un film per queste persone “invisibili”, ma anche un film per Cioni stesso e sicuramente per tutti noi.

Alexine Dayné

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