Cerca
cropped-favicon.png
Cerca
Close this search box.
phpSdpYSS

Anche io

Nel 2016, due giornaliste del New York Times, Megan Twohey (Carey Mulligan) e Jodi Kantor (Zoe Kazan), iniziano a indagare sugli abusi sessuali che Harvey Weinstein, presidente della Miramax, imponeva ad attrici e collaboratrici. Raccolgono varie testimonianze scoprendo gli accordi che l’uomo imponeva loro per ridurle al silenzio e poter continuare impunito con i propri comportamenti. Il loro lavoro fornirà le basi per la nascita del movimento #Metoo.

Anche io si colloca in un filone, quello del giornalismo d’inchiesta, recentemente riportato in auge da titoli come Il caso Spotlight e The Post, riuscendo tuttavia a ritagliarsi uno spazio personale. In questa dimensione, riflette infatti soprattutto sul potere della parola: la stampa rende pubblico un fatto ridando voce a chi era stato precedentemente messo a tacere. Nella storia, si susseguono le telefonate e gli incontri che le due giornaliste intrattengono con le donne vittime di violenza, durante i quali l’abuso è rievocato sempre tramite il loro racconto orale o tramite inquadrature degli ambienti vuoti in cui ne rimangono i segni.

In una storia tratta da fatti realmente accaduti, quello che convince non è tanto lo svolgimento dei fatti (l’esito delle indagini è universalmente noto), quanto il modo in cui essa viene raccontata. La regista Maria Schrader evita di cadere nel sensazionalismo o nel pamphlet politico, mettendo in scena un accurato lavoro di sintesi, a partire dalla scelta di lasciare le violenze nel fuoricampo. Basta inoltre un breve accenno o un’evocativa ellissi per far emergere una chiara visione dell’industria, un veloce dialogo per esprimere il sentimento dominante nella popolazione. Nelle loro indagini, Megan e Jodi sono costrette ad andare avanti contando solo su loro stesse, venendo poco considerate dai colleghi prima di ottenere dei risultati (le inquadrature sottolineano spesso la distanza tra le parti) e attirando presto l’astio di molte persone, che non vedono di buon occhio la loro inchiesta. Le due, inoltre, seppur animate da buone intenzioni, scoprono il potenziale lato oscuro del loro operato, se portato all’estremo: cosa comporti interloquire con persone ferite per sempre e come il loro obiettivo professionale cozzi con la dimensione umana di quest’ultime.

Così, Anche io preferisce lasciare trasparire le ambiguità, piuttosto che giungere a un finale edificante; far discutere, piuttosto che proporre facili soluzioni. Se si arriva a una vittoria (la condanna di Weinstein), il suo focus è piuttosto su come la violenza subita non possa essere cancellata e sul marcio che rimane nella società.

Luca Sottimano

Correlati