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I tredicenni Léo (Eden Dambrine) e Rémi (Gustav De Waele) sono uniti da un’amicizia intensa e simbiotica, tanto da considerarsi “quasi fratelli”. Al termine di un’estate radiosa, passata tra giochi spensierati, i due ragazzi iniziano insieme le scuole superiori, continuando, anche nel nuovo contesto, a vivere il loro rapporto in maniera spontanea e disinvolta. Ben presto, tuttavia, il loro legame attira l’attenzione dei nuovi compagni, divenendo oggetto di curiosità e insinuazioni, talvolta ingenue, talaltra maligne e inopportune, circa l’effettiva natura del rapporto che li lega. Spiazzati da interrogativi inattesi, i due giovani finiscono, più o meno consapevolmente, con l’allontanarsi.

Al suo secondo lungometraggio, il regista belga Lukas Dhont torna a indagare il tema del conflitto con sé stesso vissuto nell’età adolescenziale. Mentre nella precedente opera, Girl, l’analisi verteva su un adolescente alle prese con la ridefinizione della propria identità di genere nel corso di un percorso di transizione, pur vissuto nell’ambito di un contesto sociale descritto come accogliente e inclusivo, in Close il conflitto viene originato proprio dal confronto con la società e dalla conseguente scoperta della necessità (reale o percepita che sia) di modulare alcuni propri atteggiamenti in funzione delle aspettative della stessa.

Le inquietudini e le incertezze che ne nascono vengono rappresentate, come suggerisce il titolo stesso, privilegiando il contatto stretto con i due protagonisti, ai quali vengono dedicati spesso primi e primissimi piani. In questo modo, con i gesti e con gli sguardi, più che con le parole, Dhont cerca di far emergere le emozioni e le inquietudini che la vicenda narrata suscita in loro. Ne deriva un’opera che, per ammissione dello stesso regista, tende in alcuni tratti a divenire quasi una coreografia, nella quale gli stati d’animo dei protagonisti vengono trasmessi allo spettatore direttamente con i gesti, le espressioni e le movenze, nonché, grazie alla fotografia di Frank van den Eeden, con la luce e i colori. Un connubio che trova riscontro anche nell’efficace contrasto tra la luce radiosa delle scene relative alle vacanze estiva e quella più incerta utilizzata per narrare il periodo scolastico.

Il risultato è un’opera capace di trattare un tema universale e profondo con grande eleganza e raffinatezza. Il film ha già ottenuto importanti riconoscimenti, tra cui spiccano il prestigioso Gran Premio della Giuria del Festival di Cannes 2022 e la nomination all’Oscar per l’anno 2023 come miglior film straniero.

Marco Galano

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