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Corpus Christi

Tratto da un fatto di cronaca locale, Corpus Christi narra la storia di Daniel, un ragazzo di vent’anni detenuto in riformatorio a causa di crimini violenti. Il carcere, ben lontano dall’immaginario di struttura di recupero, è il luogo in cui Daniel riconosce la necessità di una svolta nella sua vita. Ispirato dalle parole di Padre Tomazs, l’anti convenzionale e autorevole prete del riformatorio, si convince ad accogliere la ‘chiamata’ del Signore. Il passato del protagonista sembra però intralciare le sue aspirazioni fino a quando, giunto per un permesso di lavoro nei pressi di una cittadina nella campagna polacca, al giovane si presenta la possibilità di fingersi parroco, scombussolando i delicati equilibri della parrocchia locale.

Candidato agli Oscar 2020 come miglior film internazionale, Corpus Christi è la terza opera del regista polacco Jan Komasa, già autore di Nice To See You, vicino al contemporaneo che dipinge la Polonia cattolica e conservatrice della sua memoria e rende gli spettatori partecipi di uno spaccato della realtà autoctona.

La fotografia delicata, a cura di Piotr Sobocinski Jr., suggella una notevole performance di Bartosz Bielenia che magistralmente interpreta le due facce di Daniel: un uomo devoto ad una vita di peccati ed eccessi e il giovane parroco la cui sensibilità riesce a scardinare le reticenze della gente. Il conflitto del giovane è anche la chiave narrativa dell’opera che gioca su campi medi e semi-soggettive per marcare ancor di più le differenze tra i due opposti e accompagnare lo spettatore nella messa in scena dello sdoppiamento di Daniel.

Il film di Komasa è una storia di perdono che si struttura come un romanzo di formazione corale in cui il protagonista riscopre se stesso grazie al confronto con gli altri. La popolazione, estremamente devota ed inizialmente reticente nei confronti del nuovo arrivato, dimostra di essere il pubblico di cui Daniel necessita per interpretare ed infine assumere l’identità di ciò a cui aspira. Le azioni e le orazioni, non canoniche, frutto del travagliato trascorso personale di Daniel, consentono al protagonista di interagire con i suoi parrocchiani. Questi, ignari dell’identità del giovane, sono complici di un percorso che ha quale fine ultimo la redenzione che si prospetta sotto forma di una fede più accessibile, umana, che scardina le convenzioni per avvicinarsi al prossimo. Suonano così un monito le parole di Padre Tomasz pronunciate all’inizio del lungometraggio: ‘Ognuno di noi è sacerdote di Cristo’. In Corpus Christi la spiritualità nella vita del singolo è il cardine attorno a cui ruota il film: il perdono e il peccato vengono scandagliati e mostrati come essenzialmente parte dell’umana natura. Così, le azioni giuste di un uomo disonesto vengono esaltate per la loro semplicità e la capacitá di far del bene.

Francesca Ciaffi

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