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Figli del sole

Ripensiamoci bambini per un istante, ritorniamo con il pensiero ai momenti di gioco.

Quanti, tra voi, hanno mai cercato un tesoro? Io sì, e le sensazioni che provavo durante “la caccia” erano quasi ancestrali, antiche: avevo i sensi in allerta, il cuore in gola e le gambe veloci per battere sul tempo i compagni della squadra opposta. Ci si sporcava perché era quasi impossibile non cedere alla tentazione di guardare in qualsiasi posto. Seguire gli indizi, risolvere i rompicapi: non ci si confrontava solo con gli amici, era una vera e propria sfida personale; senza contare l’enorme soddisfazione quando lo si trovava per primi.

La spensieratezza, che spero di aver rievocato, dovrebbe davvero poter essere uno tra i tanti diritti inalienabili dell’infanzia. Solo se si cresce in Occidente, però, ci si concede il lusso di cercare un tesoro per divertimento.

Figli del sole è un film di denuncia sul dramma del sempre più spietato sfruttamento minorile. È ambientato nella periferia di Teheran, in Iran, e racconta le difficili dinamiche esistenziali di Ali, un ragazzo di dodici anni che ci accompagna in giochi di luce e ombra insieme ai suoi tre amici. Povertà, mancanza di tutela sociale e indigenza costringono tutti e quattro a lavorare e, talvolta, a compiere qualche piccolo reato pur di sopravvivere contribuendo al mantenimento della famiglia.

Al giovane Ali viene affidata la responsabilità di dissotterrare quella che per lui si mostra come una speranza, un riscatto, e che per altri è un guadagno, una forma di opportunismo. I ragazzi si mettono, quindi, all’opera ma per ottenere l’accesso al tunnel che li porterà al tesoro dovranno iscriversi alla “Sun School”: un istituto di beneficenza nato per dare una formazione e una chance ai ragazzi di strada e ai bambini lavoratori, situato proprio nelle vicinanze del tesoro nascosto.

La luce del sole (che ritroviamo benevola nel nome dell’Istituto dove avranno luogo alcune delle scene del film), noncurante delle disgrazie umane, illumina comunque tutto, anche quello che andrebbe cambiato o che non bisognerebbe sperimentare, vivendolo direttamente, in questo secolo storico. Il buio, poi, avviluppa ed inghiotte.

Il protagonista è il soggetto più indicato per trovare un tesoro con l’inganno: è ancora abbastanza ingenuo e può essere manipolato, è piccolo e può raggiungere cunicoli nei quali un adulto resterebbe incastrato, può addentrarsi laddove il sole non batte mai, e l’aria manca, tanto quanto l’assenza di figure adulte protettive che possano difendere e istruire le nuove generazioni.

Eleonora Bonadé

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