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Il collezionista di carte

Profondo teorico del cinema, importante sceneggiatore per altri registi – da Martin Scorsese, con Taxi Driver e Toro Scatenato, a Peter Weir, passando per Sidney Pollack – Paul Schrader è una figura fondamentale della cosiddetta “New Hollywood”, movimento cinematografico che tra gli anni Sessanta e i primi anni Ottanta ha proposto titoli influenzati dalle nouvelles vagues europee e incentrati su una forte critica al sistema statunitense. Autore di celebri film, su tutti American Gigolo, Mishima e Affliction, Schrader si è sempre concentrato sulla descrizione di solitudini alla ricerca di una qualche forma di redenzione, tema che anche ne Il collezionista di carte viene proposto con dolorosa maestria.

William “Tell” Tillich è un ex-galeotto che viaggia di città in città vivacchiando grazie alle piccole somme che riesce a vincere giocando d’azzardo. La sua vita si svolge esclusivamente nei casinò o nelle asettiche stanze di motel dove si allena incessantemente a contare le carte – da cui il titolo originale The Card Counter – per evitare di ripensare alle violenze che ha perpetrato quando faceva il carceriere-torturatore nella prigione irachena di Abu Ghraib. L’incontro casuale ad una conferenza tenuta dal suo vecchio istruttore, a cui partecipa anche il giovane Cirk, e la conoscenza della sensuale La Linda, stravolgeranno la sua solitaria esistenza.

Girato con una fotografica quasi piatta e senza profondità, l’ultima opera di Schrader si rivela un film sull’attesa della tempesta perfetta. Tillich è un uomo che vuole vivere anonimamente, senza vincere troppi soldi per non far parlare di sé e quindi non attirare l’attenzione. Il suo dolore interiore viene continuamente tenuto a freno tanto che i suoi movimenti sono sempre lenti e controllati secondo una rigidità assoluta che rispecchia una sorta di glaciazione interna. Nascondendosi agli altri, Tilllich nasconde a se stesso il proprio passato di violenza. La vicinanza col fuoco interiore di Cirk, giovane alla ricerca di un padre, risveglia però in William una nuova umanità e un senso di responsabilità profondo che lo porterà finalmente a raggiungere una reale pace interiore.

Ennesimo personaggio fragile e travagliato della galleria schraderiana, William Tillich è incarnato da un Oscar Isaac monoliticamente perfetto. Perseguitato dai propri demoni interiori, vivificati dal continuo e profondo sospiro in colonna sonora, il protagonista ha davanti agli occhi la visione continua di una nazione rumorosamente allo sbando incarnata dall’avversario di gioco Mr. USA, muscoloso ragazzotto vestito coi colori della bandiera americana che ad ogni vittoria inneggia alla propria patria.

Destinato alla risurrezione attraverso una dolorosa personale passione, Tillich compirà il proprio destino scoprendo, finalmente, le proprie carte.

Marco Mastino

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