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Palm Springs – Vivi come se non ci fosse un domani

“Devi solo accettare che niente ha più importanza!” esclama Nyles, protagonista maschile di Palm Spring – vivi come se non ci fosse un domani, consegnandoci così la morale di questa graziosa commedia, presentata in anteprima mondiale al Sundance Film Festival nel gennaio 2020.

Nyles e Sarah, versione tragicomica e postmoderna dell’ormai classica gioventù bruciata alla James Dean, si conoscono alla festa di matrimonio della sorella di lei. Tra i due pare crearsi sin da subito un’intesa particolare, animata dal comune spirito dissacratore rivolto alla solennità dell’avvenimento: palesemente ubriaca lei, in camicia hawaiana lui. La sfacciata e indolente flânerie che accompagna i ragazzi durante la giornata viene interrotta quando Nyles, in procinto di avere un rapporto sessuale con Sarah, è colpito alle spalle da una freccia scagliata da un anziano di nome Roy.

Ferito, si trascina fino all’entrata di una caverna da cui proviene una strana luce ambrata. Sarah, nonostante gli avvertimenti di Nyles, decide di seguire il giovane all’interno della grotta: questo gesto darà l’avvio ad una serie incessante di loop temporali che li costringerà a vivere ininterrottamente quella giornata, alla ricerca disperata di un modo per interrompere questo circolo infernale.

Sarebbe fin troppo facile, e forse non del tutto opportuno, ricorrere al Nietzsche dell’eterno ritorno dell’uguale o al Kierkegaard teorico della ripetizione per dare una chiave di lettura al film. Palm Springs non vuole infatti essere una riflessione filosofica sul destino o sull’insanabile precarietà dell’esistenza umana: la frase di Nyles riportata all’inizio non ha nulla della minacciosità oracolare di Zarathustra. Tuttavia, ciò che emerge nel corso della narrazione è qualcosa di strettamente legato alla nozione kierkegaardiana di ripetizione. Quest’ultima contiene in sé, paradossalmente, un elemento di novità: la ripetizione, a differenza del ricordo, porta il suo oggetto “in avanti”, lo proietta in un futuro che, proprio perché ripetuto, non corrisponde mai esattamente al passato appena trascorso. È quanto in effetti sembra accadere anche a Nyles e a Sarah, per i quali ogni nuovo loop fornisce un po’ di spazio in più da percorrere in quel viziosissimo percorso, cominciato in realtà ben prima del fatidico giorno. Arriva però il momento topico in cui, dismessi i panni postmoderni del racconto, le benefiche quanto illusorie virtù della ripetizione vengono smascherate, per riportare i protagonisti alla placida e rassicurante linearità della vita quotidiana.

Enrico M. Zimara

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