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Parigi, 13Arr

Jacques Audiard, alla soglia dei settant’anni, cambia genere e realizza un lungometraggio interamente incentrato sulla generazione dei trentenni di oggi e sulla particolarità dei legami interpersonali che uniscono questi giovani adulti. Sceglie come set il contesto multiculturale e cosmopolita del 13° arrondissement di Parigi, nello specifico il quartiere di torri residenziali chiamato Les Olympiades, in cui a lungo ha vissuto e che conosce bene.

La scrittura della sceneggiatura, ispirata al graphic novel creato dall’americano Adrian Tomine e pubblicato in Italia col titolo di Morire in piedi, ha visto impegnati oltre allo stesso regista anche le due affermate sceneggiatrici cineaste francesi Céline Sciamma e Léa Mysius. Quest’ultima ha partecipato alle numerose prove propedeutiche alle riprese adattando lo script in base alle ispirazioni che traeva dagli attori coinvolti, i quali, lasciati liberi di improvvisare, hanno fornito spunti nuovi alla scrittura del film.

I quattro protagonisti, le cui vite sono legate da un gioco amoroso a incastro (Émilie invaghita di Camille, attratto da Nora, affascinata da Amber) vivono relazioni figlie della società che il sociologo Zygmunt Bauman, già vent’anni fa, definiva “liquida”. L’amore liquido è fatto della ricerca costante di emozioni nuove e della soddisfazione dei propri desideri, nonché dalla paura nei confronti dei legami stabili che possono stringere e costringere. I giovani raccontati da Audiard sono accomunati da un profondo senso di solitudine e dal tentativo di indagare se stessi, di gestire le complicate relazioni familiari e di compensare le mancanze emotive, nonché ogni forma di frustrazione personale, con il godimento sessuale che l’incontro dei corpi, reale o virtuale, può apportare.

Sesso, amore, amicizia si mischiano, un infinito ventaglio di relazioni si fondono e si confondono e il regista ne mostra la commistione senza giudizi morali, ma piuttosto in tutta la loro verità e autenticità, inevitabilità e corrispondenza con la realtà. Le tecnologie digitali e i dispositivi elettronici supportano le esperienze dei protagonisti: dalle app che gestiscono incontri a quelle per messaggiare, dai social che fanno correre e diffondere notizie (anche false) ai tutorial che danno consigli, dal sexting al cyber sex.

La liquidità è peculiarità non solo dei contenuti ma anche della forma: le carrellate in varie direzioni della macchina da presa che sembra volare lungo gli edifici del quartiere, sbirciando attraverso le finestre illuminate, offrono uno sguardo veloce sull’intimità del luogo privato. Fluidi sono anche le camminate lungo le vie del distretto, la musica elettronica fresca e seducente del musicista Rone, i dialoghi serrati, contratti, spesso multilingue, le scene notturne o quelle di sesso, dinamiche e strabordanti di energia.

Un’opera sensibile, una storia ritratta con dolcezza attraverso l’utilizzo di un delicatissimo bianco e nero, che permette comunque di intravedere tutte le sfumature di colore dei suoi protagonisti. Questi ultimi si adattano e cambiano, impongono o subiscono regole per muoversi liberamente all’interno di confini definiti, in balia del continuo tentativo di collezionare esperienze e attimi vissuti, che li fanno sentire alla deriva, fragili e in costante pericolo, ma, allo stesso tempo, più vivi che mai.

Loredana Iannizzi

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