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Lunana – Il villaggio alla fine del mondo

Viviamo in una realtà comoda e tecnologica in continuo progresso. Godiamo di un benessere del quale non è il caso di lamentarsi. Noi occidentali, in tutta onestà, non possiamo negare il fatto di condurre esistenze agiate, nonostante le difficoltà individuali che possiamo incontrare sul luogo di lavoro, in famiglia o nell’affrontare “prove” che il destino decide di riservarci. Forse abbiamo perfino l’arroganza di dare ogni cosa per scontata: i fogli di carta sui quali scriviamo, l’acqua corrente, l’elettricità, il riscaldamento, il carburante, la connessione a internet, i supermercati e i centri ricreativi, aperti h24, per soddisfare ogni necessità. I nostri figli hanno la possibilità di ricevere un’istruzione in grado di accompagnarli nel corso della crescita e di renderli sempre più autonomi, indipendenti e colti.

Come sarebbe la nostra vita se non abitassimo in luoghi così moderni? Quale peso avrebbero le nostre relazioni? Saremmo ugualmente felici con poco?

Il Bhutan è considerato un paese arretrato, eppure detiene il più alto tasso di felicità al mondo. Lunana, il luogo nel quale si svolge la narrazione cinematografica, è un villaggio situato lungo la catena dell’Himalaya al confine tra Bhutan e Tibet. Il film di Pawo Choyning Dorji mostra uno spaccato sociale, geografico e culturale completamente diverso dal nostro: sin da subito, abbiamo l’impressione di essere tornati indietro nel tempo a un presente che non riconosciamo come parallelo al nostro.

Ugyen è un giovane insegnante che non è soddisfatto delle sue scelte: non è sicuro di voler lavorare a scuola per tutta la vita e sogna di raggiungere l’Australia, così da poter diventare un cantante. Condisce il suo fantasticare con una buona dose di negligenza e, trascurato il suo impiego, viene trasferito in una piccola comunità a quasi cinquemila metri di altitudine. Qui, le regole di convivenza e le attività per il sostentamento quotidiano differiscono da quelle alle quali il protagonista è abituato e lo vedremo sperimentare momenti di sconforto e disagio. Nel villaggio non c’è l’elettricità e non esistono passatempi come quelli a cui il ragazzo era abituato in città. Anche il compito che è chiamato ad assolvere non è dei più semplici, poiché Ugyen è sprovvisto di supporti didattici e risorse. La gentilezza, la voglia di imparare, i sorrisi delle cinquantasei anime che popolano Lunana, basteranno a far maturare in lui la volontà di mettersi in gioco e sperimentare nuovi orizzonti? Di certo, scopriremo con lui un mondo nuovo, semplice ed immerso nella natura che ci permetterà di compiere un autentico viaggio in noi stessi.

Eleonora Bonadé

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