Cerca
cropped-favicon.png
Cerca
Close this search box.
as bestas - immagine

As Bestas

Antoine Denis (Denis Ménochet) e la moglie Olga (Marina Fois), coppia francese di mezza età, si trasferiscono in Galizia per cimentarsi nell’agricoltura eco-sostenibile. Rifiutano così di vendere il terreno a una multinazionale che installa pale eoliche, facendo saltare l’affare. Gli abitanti del luogo, che speravano nei soldi per cambiare vita, non la prendono bene e così si inasprisce la loro ostilità nei confronti dei nuovi arrivati.

La distanza tra le parti è evidente: Antonie e Olga sono portavoce di ideali ecologisti; i locali invece sanno cosa vuol dire lavorare in campagna e vorrebbero solo andarsene. Il quinto lungometraggio dello spagnolo Rodrigo Sorogoyen può ricordare, nell’ambientazione rurale e nell’incipit (l’arrivo di due estranei in un contesto ostile), Cane di Paglia di Sam Peckinpah. Allo stesso tempo, in As Bestas è chiaro fin da subito che non ci troviamo di fronte a un classico schema “locali violenti e ignoranti vs estranei innocenti e acculturati”. Antonie e Olga non si fanno infatti mettere i piedi in testa, sono loro stessi a incutere timore e a rivendicare i propri diritti.

Non ci sono dunque buoni da una parte e cattivi dall’altra per il regista e sceneggiatore, che al contrario è interessato a raccontare un conflitto irrisolvibile e un processo lento, ma inesorabile verso atti brutali. Si inizia con immagini della “rapa das bestas” (uomini che domano cavalli selvatici a mani nude), ma poi la storia si concentra sull’asprezza del luogo e dei suoi abitanti, con una regia che predilige inquadrature lunghe e fisse e una narrazione serrata. La violenza insita emerge poco a poco senza essere mai calcata o esasperata, stringendosi sempre di più verso i personaggi: l’effetto è quello di un pessimismo che non lascia scampo.

Nella seconda parte, As bestas assume poi i contorni di un poliziesco, ma ancora una volta il focus è sul destino dei personaggi: gli uomini subiscono le conseguenze della loro violenza, mentre sono le donne, Olga e la figlia Marie, figure tutt’altro che passive, a dover fare i conti con quello che rimane. Mescolando western, thriller e drama, Sorogoyen lavora dentro generi e dinamiche consolidate con un approccio originale, rafforzando quanto proposto nelle opere precedenti (gli acclamati Il regno e Che Dio ci perdoni). As bestas, dopo essere passato in sordina Fuori Concorso al Festival di Cannes 2022, ha ricevuto in Patria il meritato apprezzamento, coronato dal grande successo di pubblico e da 9 premi Goya (gli “Oscar” spagnoli), tra cui miglior film e miglior regia.

Luca Sottimano

Correlati