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Sorry We Missed You

La famiglia Turner, marito, moglie e due figli, vive a Newcastle. La loro è la storia delle tante, troppe, famiglie della classe media, che dopo il crollo finanziario del 2008 e la perdita di ogni sicurezza economica si sforzano di pagare i debiti contratti solo pochi anni prima, reinventandosi un nuovo impiego e un modo nuovo per affrontare il futuro. È quello che cerca di fare anche Ricky, affascinato dall’idea di lavorare come corriere per una ditta di franchise, che promette la massima indipendenza e un alto margine di guadagno.

A un debito si somma un altro debito e l’ottimistica idea di essere finalmente divenuto padrone del proprio tempo, capo di se stesso, si infrange come il sogno del boom economico, che ha mostrato ricchezza dove invece si costruiva miseria. Sul suo furgone, Ricky lavora a ritmi estenuanti e condizioni contrattuali terribili, mentre sua moglie Abbie corre da una casa all’altra per svolgere il suo lavoro di assistente domiciliare, mestiere che pratica con commovente dolcezza e infinita pazienza. Non va meglio ai due giovani: Sebastian, ormai adolescente, marina la scuola e assume comportamenti ribelli che lo pongono in costante conflitto col padre, mentre Liza matura prima del necessario, facendosi carico di responsabilità che la portano a perdere la spensieratezza dell’infanzia.

Ken Loach (due volte Palma d’oro al Festival di Cannes, Leone d’oro alla carriera nel 1994 e Orso d’oro alla carriera dieci anni dopo), che nel corso della propria produzione ha saputo raccontare con realismo e schiettezza le problematiche della società contemporanea (I, Daniel Blake, La parte degli angeli, L’altra verità), attraverso Sorry We Missed You dà voce ancora una volta al silenzioso consumarsi delle ingiustizie sociali. Emerge il ritratto di un’epoca che non permette nemmeno ai lavoratori onesti e volenterosi di realizzare gli obiettivi di una vita normale: la casa di proprietà, l’istruzione per i figli, una cena consumata nel calore del focolare domestico.

Il lavoro, da strumento di emancipazione, diviene il discrimine tra ricchi e poveri: semplicemente, tra chi può e chi non può. Chi può lavorare, chi può vivere, chi può acquistare online e chi non può. Scritto da Paul Laverty (cui si deve il bellissimo Yuli – Danza e libertà), collaboratore di Loach per molte sue opere e sceneggiatore capace di descrivere con dignità anche la sofferenza e l’umiliazione degli ultimi, il film obbliga lo spettatore a interrogarsi sulle azioni del quotidiano che sembrano essere avulse dalle più serie responsabilità di natura sociale, ma che invece portano con sé le conseguenze giganti della globalizzazione.

Valeria De Bacco

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