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Sull’isola di Bergman

Chris e Tony sono una coppia nella vita, nell’arte e nel lavoro. Decidono di trasferirsi per un periodo (e con precisione un’estate), nella piccola isola di Fårö, sulla costa est della Svezia, nel Mar Baltico, uno dei luoghi preferiti dal regista Ingmar Bergman, autore prediletto da entrambi. Si amano ancora molto, hanno una figlia, la loro unione sembra indissolubile, molto intellettuale ma la passione si è lentamente affievolita con il tempo. Tutti e due sono alla ricerca di una storia per il loro prossimo film e hanno bisogno dell’ispirazione. E qui, proprio nel luogo in cui il regista svedese ha realizzato Scene da un matrimonio (film che ha spinto milioni di coppie a divorziare) e dove moglie e marito, Chris e Tony, si ritrovano a dormire e lavorare, l’atto creativo prende forma, si riattiva. Sono entrambi affascinati dall’aura che l’isola emana.

La figura di Bergman è sempre presente lungo tutta la narrazione ma non la soffoca, anzi si rivela essere un omaggio intelligente e sincero ad uno dei più grandi maestri del cinema, e al tempo stesso serve come elemento per raccontare l’evoluzione emotiva e professionale di Vicky.

Tony scrive e disegna molto nel suo taccuino partecipando a visite turistiche, è rigoroso, analitico e organizzato mentre Chris è più tormentata, deve compiere dei percorsi diversi legati al suo istinto e all’improvvisazione per arrivare alla sua opera.

Riconsidera tutto il suo matrimonio e la sua vita, creando nella scrittura due alter ego per lei stessa e Tony, Amy e Joseph. In questo gioco di identità allo specchio in cui le azioni di Amy e Chris si sostituiscono e si mescolano – entrambe registe, entrambe giovani – in un costante rimando tra realtà e finzione, brillano le interpretazioni delle due attrici che incarnano naturalezza, bellezza, inquietudine e gentilezza d’animo.

Catapultati nella vita e nelle passioni di Amy, il racconto diventa strumento per affermare la creatività di Chris, fino a questo punto messa da parte dall’apparente fragilità e insicurezza di una donna che vive all’ombra di un uomo più vecchio e affermato: un’emancipazione in cui si può notare un confronto con la vita personale della regista, per anni compagna del regista francese Olivier Assayas.

Presentato al Festival di Cannes 2021, è il primo film in inglese per la regista francese Mia Hansen-Løve che mette in risalto una doppia storia d’amore e una libertà femminile dai contorni autobiografici.

Sull’isola di Bergman è sofisticato, sensuale, luminoso, ricco di desiderio (continuerà a rimanere nella nostra mente a lungo dopo la visione), e finisce per essere un film dentro ad un altro film dove si parla del tempo, della quotidianità, dei rapporti e si focalizza sulle percezioni.

Alexine Dayné

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