Cerca
cropped-favicon.png
Cerca
Close this search box.
Tar-2023

Tar

Si sa che i film, quasi tutti, sono l’esecuzione di un lavoro che in ultima analisi attribuiamo al regista perché supervisiona gli sforzi di maestranze in modo che siano coordinati e creino quello che vediamo e intuiamo. Tár, del regista Todd Field, è un prodotto eccezionale di perfezione e cura di tutti i comparti (gli ambienti immensi, moderni e architettonicamente pieni di carattere sono scelti con coerenza per contenere poche persone, isolate), ma qui è proprio Cate Blanchett, molto più della sceneggiatura, a creare il personaggio che dà il nome e un senso ultimo all’opera cinematografica.


Lydia Tár è una direttrice d’orchestra potente. Siamo introdotti alla storia proprio da lei, e dalla sua incredibile abilità di accattivare il pubblico parlando di temi altissimi. Non è tanto il contenuto che attira, soprattutto per chi non è appassionato di musica classica, ma come viene comunicato. Cate Blanchett crea un personaggio a partire dalla parola, da come si muove e dalla calma, eleganza e caparbietà con le quali cerca di farsi benvolere su un palco parlando di sé. Ciò che non sarebbe stimolante detto da chiunque altro, passato attraverso un’interpretazione che suggerisce più di quello che non è scritto in
sceneggiatura, diventa una calamita.

Lydia Tár è un genio della musica classica ma anche una persona che proviene da un mondo lontano, con abitudini sessualmente predatorie che oggi non sono più tollerate. Nonostante abbia una moglie e una bambina, ha anche avuto altre donne nel passato, donne più giovani che ha sfruttato (sessualmente), a cui ha promesso molto e dato solo in parte e che adesso si vogliono vendicare. La donna comincerà a essere perseguitata e il mondo intorno a lei inizierà a crollare. Da un film piuttosto rigoroso e per certi versi algido, si apre a un altro stile più onirico e delirante. Dalla durezza si passa a piccole, grandi concessioni fino all’immaginario. Forse stiamo assistendo al sogno di Lydia Tár. Tutto rimane nell’ambiguità e proprio questa indeterminatezza ne rivela la bellezza. Tár fa vivere a tutti il senso di potenza e soddisfazione di una vera artista al massimo della forma e dell’ambizione, per poi levarle tutto bruscamente per questioni di etica e morale che lei non condivide.


È degno di dibattito se il film sia dalla parte di Lydia Tár o se pensi che quel che le accade sia meritato. Questo è il suo pregio, ciò che gli vale la grandezza: la sua capacità di non conceder risposte ma fare qualcosa di più difficile, cioè stimolare ragionamenti. La verità come sempre sta nel mezzo e Todd Field la pensa così. Sta a noi farci la nostra idea ed essere costretti a mettere in dubbio le nostre convinzioni, grazie alle argomentazioni del film. Cate Blanchett con la sua postura altera, la sua forza e la sua attitudine a suggerire più di quello che sta dicendo o facendo, sembra avere anche lei la sua idea su questo personaggio.

Alexine Dayné

Correlati